12 Dicembre 2021 By wp_149152

Perché è importante pregare?

L’arma più potente nelle mani dell’uomo: la preghiera.

L’essere umano ha un’inclinazione naturale che lo spinge alla conoscenza di Dio.

Si narra che in una famiglia di atei, il figlio sia stato allevato senza alcun accenno alla religione. A questo proposito, essendo in età pre-scolare, era stato tenuto distante da asili o istituzioni che avrebbero potuto influenzare il suo pensiero.

Un giorno fu trovato in ginocchio e con le mani giunte guardando il sole, e fu sentito mormorare queste parole: “Quanto sei bello, e come sei lucente. Ma chissà quanto bello e lucente deve essere chi ti ha fatto”.

La preghiera è una costante dell’umanità, e la troviamo in tutti i tempi e in ogni popolo.

Rivolgersi a Dio è una espressione necessaria che trova fondamento nel riconoscere Dio nelle opere create.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica al punto 2568 ci insegna che “La preghiera […] è la relazione a Dio nelle vicende della storia”.

Essendo una relazione personale, la si può dunque esprimere con affettività e spontaneità. Tutto può essere coinvolto: corporeità, canto, abbigliamento, luogo, tempo. Tutto aiuta a “incarnare” questo aspetto spirituale.

Si può pregare per vari motivi: adorare Dio, Venerare la Madonna o un Santo, benedire, domandare, intercedere, ringraziare, meditare, lodare. O anche per alcune o tutte queste cose insieme.

La preghiera assume un’importanza fondamentale anche per quei frutti che è in grado di produrre per la nostra maturazione di Fede. Facilita infatti la conversione del cuore a Dio, ottiene l’illuminazione da parte di Dio, fa crescere le virtù teologali e morali.

La preghiera spontanea

È ovviamente importante recitare le preghiere tradizionali, perché contengono tutti gli aspetti che Gesù ci ha insegnato trasmettendoci l’orazione del “Padre Nostro”. Ma queste preghiere, se sono recitate solo meccanicamente e senza pensare a ciò che si dice e a quello che significano, perdono molta efficacia.

Le preghiere tradizionali sono infatti utilissime se ci servono come se fossero una radio o un tv che ci mette in SINTONIA con Dio. A quel punto, ovvero quando siamo “sintonizzati” con Lui, possiamo dirgli spontaneamente quello che abbiamo nel cuore. Possiamo confidargli le nostre pene, ma anche le nostre gioie.

Il dialogo è quello che faremmo con un amico, considerato che Lui è qualcosa di più del nostro più grande amico: è l’AMICO che mai ci tradirà.

Una forma ancora più facile di preghiera è infatti l’ascolto. Una volta in “sintonia” con Dio è bello provare a ascoltarlo attraverso il silenzio. Mettersi in silenzio e aspettare che la dolcezza di Dio cali nel nostro cuore è un’esperienza spirituale magnifica. Si tratta di un mezzo per avvicinarci a Dio, senza paure e senza quei sensi di colpa che vanno oltre al loro scopo, e che di fatto ci impediscono di migliorare.

Ascoltare Dio ricordando le parole incoraggianti di Gesù è preghiera.

Gesù ha sempre donato parole di conforto. Nulla potrà mai allontanarci da Lui, se solo vogliamo che Lui sia nella nostra vita.

Preghiamo dunque anche con parole nostre, tenendo sempre in mente che Gesù ci ha dato uno schema, con il Padre Nostro: dobbiamo rivolgerci a Dio come Padre, accettare sempre la Sua volontà, chiedere il “pane quotidiano”, ovvero ciò che è giusto per noi, domandargli di rimettere i nostri peccati come noi rimettiamo le offese che ci fanno, e infine di aiutarci nei momenti di tentazione. Seguendo questa traccia possiamo aggiungere tutte le cose che abbiamo nel cuore: le nostre pene e le nostre aspirazioni.

Il tempo e i tempi di preghiera

Dobbiamo essere onesti e ammetterlo: abbiamo poco tempo per Dio.

Troviamo il tempo per giocare, per guardare la tv, per internet, anche quando abbiamo tante cose da fare. Il tempo per Dio invece non c’è mai, o ce n’è sempre meno.

Dobbiamo invece pensare alla preghiera come a una gioia e non a una cosa barbosa. La pace, la serenità, il conforto, la speranza che ci dà la preghiera, sono maggiori di qualunque altra cosa materiale, perché sono un beni spirituale che non verranno mai a meno.

Rendere piacevole la preghiera è semplice: basta capire che è un dialogo con chi ci ama più di tutti al mondo e nei secoli. Basta comprendere che pregare non è un obbligo, ma un modo per conoscere meglio anche noi stessi, attraverso ispirazioni di serenità, e libertà da ogni pregiudizio. Un colloquio con noi stessi, perché il colloquio con Dio è con colui che ci conosce meglio di noi stessi e che ci ama più di quanto potremmo mai amarci noi stessi.

La preghiera è quindi un darsi coraggio e vedere noi stessi attraverso gli occhi della misericordia di Dio, nostro Padre. Ricordiamo sempre che anche Gesù, che ha natura umana e divina, ha sempre pregato.

Si ringrazia il Prof. Don Roberto Poletti per le lezioni universitarie di Teologia Sistematica – Comandamenti